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Corpi e voci femminili

 

Saluti al pubblico : serata finale

 

Siamo arrivati alla visione dell’ultimo film della rassegna , gradita  da moltissima gente che puntualmente ogni mercoledì era qui con noi ( Maria Grazia  Paola ) e con le amiche della Biblioteca che hanno condiviso ideologicamente questa iniziativa.

Questa sera abbiamo l’ onore e il piacere di avere con noi un ospite d’eccellenza nel panorama del cinema internazionale , la regista Margarethe von Trotta che sarà presentata ed intervistata dalla critica cinematografica Rita Monaco .

Prima di presentarvi l’ospite d’onore , sento il dovere  di rivolgere dei sentiti ringraziamenti agli sponsor della rassegna (sig.. Pellegrino di Dolce Mania , il sig.Nisticò  dell’hotel San Domenico ,alla sig.ra Annarita Gualtieri del centro estetico Cocoon , l’hair studio della sig.ra Antonella ) . Un ringraziamento particolare per la costante partecipazione alla rassegna e per l’attenzione con cui ci ha sempre seguite va rivolto alla dott.ssa Luciana Curcio del Progetto Donna della regione Calabria ; i ringraziamenti vanno estesi anche alla presidente del coordinamento Dott.ssa Maddalena Basile , alla nostra coordinatrice M. Rotiroti e a tutte le amiche della Biblioteca . Ringrazio l’amministrazione comunale nelle persone del sindaco Mancini e dell’assessore Sinopoli per il patrocinio concessoci .

Ringrazio  soprattutto il pubblico che ha seguito così numeroso e con grande partecipazione e vivo interesse le storie di donne e  di uomini raccontate da altre donne , le registe .

Sono state rappresentate Storie diverse di sconvolgente attualità , storie ricorrenti  in ogni parte del mondo , che abbracciano il passato e il presente nella loro costante complessità .

Abbiamo compiuto , attraverso la narrazione immaginativa , un viaggio dentro e fuori di noi : le storie sono state specchi della nostra anima ed esplorazioni del mondo interiore degli esseri umani . Le donne registe hanno gettato uno sguardo…. altro, diverso  sul mondo privilegiando la tecnica dello scavo interiore ; hanno saputo creare un gioco interattivo tra il tempo oggettivo e il tempo della soggettività ,dando corpo e voce alle emozioni , ai pensieri , ai dolori e gioie dei loro protagonisti e /ste.

E a proposito della rassegna , a proposito di questi nostri incontri settimanali,voglio esprimere una mia sensazione su cui ho riflettuto proprio in quest’ultimi giorni.

Ho avuto l’impressione  di avere vissuto , pur breve  tempo, in un luogo simbolico, protetto da ogni nefandezza di questo nostro mondo  per ritrovare il volto umano , “troppo umano” degli uomini e delle donne.

Le registe hanno proposto sullo schermo la tecnica dello” svisceramento”, dal dentro a fuori col recupero del tempo interiore: non film d’azione con i loro ritmi frenetici stressanti e troppo spesso violenti e brutali ,con dialoghi serrati ,convulsi e perché no anche scurrili e ancor più incomprensibili,  ma hanno proposto storie  rappresentate in sequenze filmiche rallentate nel tempo, dove la macchina da presa  della regista indugia con  primi piani sui volti intensi dei/lle protagonisti/e , sugli sguardi profondi specchi dell’anima e dei suoi turbamenti ; le sofferenze umane sono rappresentate con delicatezza, con grande sensibilità e anche con ironia senza mai scadere nel melodramma .

Ha taciuto la voce della violenza, del potere arrogante e subdolo , la voce dell’odio e abbiamo ascoltato la voce del cuore , la voce dell’amore .

Abbiamo compiuto un viaggio attraverso luoghi  e vicende diverse, apparentemente lontane ma che in qualche modo a noi vicine .

 Abbiamo conosciuto le variegate sfaccettature dell’amore :

la regista Bollain in “Ti do  i miei occhi” ci ha condotto attraverso i meandri oscuri di un amore possessivo ,violento e distruttivo che s’annida tra le pareti domestiche;

la Gurinder  Chada con “ Matrimoni e pregiudizi” mostra il volto di un amore  (accompagnato da suoni , colori e canti  ) che supera ogni pregiudizio razziale;

con la Piovano in “ Amorfù “ siamo passati attraverso il sottile filo che separa la normalità dalla follia e abbiamo conosciuto quel sentimento amoroso che restituisce identità e libertà ai due protagonisti;

per la Coixet in “ La mia vita senza me “ l’amore può essere un buon medicamento per prepararsi a morire.., per rimuovere  il timore della morte. L’appetito per la vita e per l’amore (amare ed essere amati) viene alimentato dalla coscienza della morte.

Sono stati film di grande spessore culturale , con tematiche  forti e talvolta dolorose , ma a noi molto vicine per l’universalità di pensiero e di sentimento.

  Ed è qui con noi la maestra del Cinema al femminile , Margarethe von Trotta , la regista che , meglio e prima di tutte le giovani registe,  ha saputo guardare il mondo in modo diverso, ha saputo sviscerare i fatti , spostando i tradizionali punti di riferimento e facendo irrompere sullo schermo un nuovo sapere: la tecnica del  ”partire da dentro” per arrivare all’esterno , al politico , al sociale .

 

                                                                     A cura di

                                                           Maria Grazia Riveruzzi

( responsabile del gruppo cinema della Biblioteca delle donne di Soverato )   

 

Soverato 23/03/2005                

 
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